Frozan Safi, uccisa dai Talebani per il suo coraggio

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Altre quattro donne sono state uccise dai Talebani in Afghanistan, tra loro Frozan Safi, attivista e docente di economia di 29 anni. Scomparsa da alcune settimane, sarebbe stata attirata in una trappola con la promessa di poter lasciare il Paese. Anche altre attiviste hanno ricevuto la stessa telefonata, in cui persone sconosciute sostenevano di poter facilitare la loro fuga del Paese, impedita a fine agosto. 

La morte di Safi è la prima di cui abbiamo notizia da quando i Talebani si sono insediati al potere. Il corpo è stato trovato in un obitorio nel nord dell’Afghanistan. A riconoscere i resti è stata  la sorella, che si è trovata davanti un corpo devastato da proiettili d’arma da fuoco. Due sospettati sarebbero stati arrestati, ma il portavoce dei talebani non ha precisato se i due abbiano confessato o se abbiano fornito una motivazione.

Da agosto le donne Afghane vivono in una realtà infernale, sulla quale sta calando un assordante silenzio. Il loro posto è tra le mura domestiche, dove anche i rapporti familiari risentono del clima oscurantista. Lo stesso discorso vale anche per la libertà di movimento: dentro le città si sentono fragili ed estremamente vulnerabili. Molte di loro scendono in piazza a manifestare e denunciare questo silenzio, non solo sulle loro condizioni di vita, ma anche a livello politico ed economico in generale. Questo tipo di manifestazioni, sempre più frequenti, sono di solito vietate dai talebani e, in diversi casi, sono state represse violentemente. 

Bisognerebbe agire, offrire un valido aiuto, non più solo a parole ma con cambiamenti veri e propri. Un piccolo aiuto economico è arrivato dalla Fondazione Deloitte che ha donato 100 mila euro per la fornitura di oggetti essenziali per la sopravvivenza. L’emergenza in Afghanistan non può aspettare, bisogna intervenire e farlo in modo concreto.