Giulio Regeni, un processo senza imputati

Attualità

I membri del servizio segreto egiziano non si presentano in aula e non risultano rintracciabili

Ancora uno stop al processo: è una questione procedurale che blocca ogni verità sulla morte di Giulio Regeni, il giovane ricercatore universitario torturato e ucciso in Egitto, presumibilmente dai servizi segreti.

Doveva tenersi a Roma il dibattimento per l’omicidio del giovane dottorando italiano dell’Università di Cambridge che si trovava in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti locali presso l’Università Americana de Il Cairo. Il ragazzo, rapito dagli agenti del servizio segreto egiziano la sera del 25 Gennaio 2016, venne trovato morto. Il cadavere nudo, in un fosso nel deserto periferico della capitale. Sul corpo numerose contusioni e abrasioni, lividi, fratture ossee, cinque denti rotti, tagli e coltellate, bruciature e incisioni.

La tortura e l’uccisione di Giulio hanno suscitato immediato scandalo in Italia e in tutte le democrazie occidentali. Accanto alla mobilitazione per conoscere la verità sulla morte, si sono moltiplicate le iniziative di solidarietà, come quella della “panchina gialla” (simbolo del ragazzo, in quanto solare e splendente) nelle piazze di molte città e comuni italiani, fra cui diverse località calabresi, come Cosenza, Castrovillari e Trebisacce.

Il caso ha incrinato i rapporti tra Italia ed Egitto. Il 25 maggio scorso sono stati rinviati a giudizio quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani: il maggiore Magdi Sharif, il generale Tariq Sabir e i colonnelli Athar Kamel e UshamHelmi. Tutti, però, non si sono presentati al processo, sostenendo di non essere stati informati dell’esistenza del procedimento perché nulla gli è stato notificato. Una tesi che, purtroppo, è stata accolta nel tribunale italiano.

Ora bisogna ricominciare l’iter processuale, ma è molto difficile notificare agli imputati l’esistenza del processo perché sono tutti membri dei servizi segreti egiziani e il governo africano non sembra voler collaborare. I genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni, delusi da quanto accaduto, tuttavia continuano a non demordere, sostenendo che finora “è stata premiata solo la prepotenza degli egiziani’’. Il Governo italiano si è, intanto, costituito parte civile.

Sarà mai ottenuta giustizia?