Albert Einstein, il folle genio amante della pace

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Era il 14 Marzo 1879 quando nel paesino di Ulm, in Germania, nacque da genitori ebrei non praticanti il grande genio della scienza Albert Einstein. Non è un caso che nacque proprio il giorno del Pi Greco (se si usa infatti il formato di date mese-giorno, come quello americano, il quattordici marzo assume proprio le prime tre cifre del pi greco, 3,14), ricorrenza dedicata a questa importante costante scientifica. Divenuto famoso grazie alla teoria della Relatività, vinse nel 1921 il Premio Nobel per la Fisica, più precisamente “per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell’effetto fotoelettrico”.

Considerato da sempre uno scienziato “folle”, intorno alla sua figura si sono diffuse numerose leggende, ad esempio quella secondo cui lo scienziato andasse malissimo in matematica a scuola. Ebbene, questa teoria non contiene un briciolo di verità. Dalle sue stesse parole: “Non ho mai avuto problemi in matematica. A 15 anni sapevo svolgere perfettamente il calcolo differenziale e gli integrali”. Sin da piccolo lo scienziato aveva avuto infatti la possibilità di imparare algebra grazie allo zio e di leggere volumi di divulgazione scientifica.

Ed è proprio in questo periodo che il giovane sviluppò un grande odio nei confronti dei sistemi severi e dei poteri repressivi, in primis quelli adottati dalla scuola: egli infatti fu l’unico tra i diplomati del suo anno a non ottenere un posto da assistente al Politecnico di Zurigo e fu costretto a trovare lavoro. Ma la sua personalità ribelle non comportò problemi solo all’interno della scuola, ma anche con la politica: sin dalla prima guerra mondiale, lo scienziato si era schierato infatti contro il coinvolgimento della Germania nel conflitto e ciò suscitò la reazione dei gruppi di destra, i quali iniziarono a criticare i suoi scritti, specie la teoria della relatività. Nel 1933 venne bollato come comunista dalla FBI per le sue idee pacifiste e controllato e spiato continuamente fino all’anno della sua morte (1955).

Con l’avvento al potere di Hitler, Einstein fu costretto a emigrare in America e scrisse, insieme a molti altri fisici, una lettera al Presidente Roosevelt per la realizzazione della bomba atomica, ma sin dall’inizio le posizioni pacifiste dello scienziato non tardarono a mostrarsi: si impegnò attivamente contro la guerra e contro le persecuzioni, ribadendo la necessità di rispettare la libertà politica e di utilizzare le conoscenze scientifiche a scopi di pace. Diceva infatti: “Da quando è stata approntata la prima bomba atomica nessun tentativo è stato fatto per rendere il mondo più sicuro dalla guerra, mentre molto è stato fatto per aumentare la capacità distruttrice della guerra stessa.”


Un particolare intrigante della vita di Albert Einstein fu il suo interesse verso lo scrittore italiano Luigi Pirandello: lo scienziato aveva provato più volte a incontrarlo e lo invitò addirittura a cena con Charlie Chaplin, invito che lo scrittore rifiutò. Pirandello era infatti infastidito da chi confrontava il relativismo delle sue opere con la teoria della relatività del grande genio. Fu proprio Einstein stesso a confessargli fugacemente in un camerino di teatro di “essere parenti”, facendo riferimento al relativismo
Il 18 aprile del 1955, all’età di 76 anni, Albert Einstein si spense. Il suo cervello venne “rubato” da Thomas Harvey, patologo di Princeton che realizzò l’autopsia sul suo corpo. Il patologo non aveva ricevuto alcuna autorizzazione in merito, conservò il cervello probabilmente per studiarne il funzionamento e scoprire così l’origine della genialità del Nobel tedesco.