[ngg src=”galleries” ids=”108″ exclusions=”595″ display=”basic_slideshow”]I colpi esplosi il 22 novembre di 57 anni fa a Dallas ancora risuonano nella storia degli Usa e del mondo. E nonostante il tempo passato, ancora oggi un’intera nazione piange la scomparsa di un presidente rimasto come un simbolo nell’immaginario collettivo della società americana e occidentale.
John Fitzgerald Kennedy nacque a Brooklyn il 29 maggio 1917, secondogenito di una benestante famiglia cattolica democratica. Non era il preferito, in una casa dove la competizione instillata dal padre, un classico self made man, era tutto. Jfk, invece, non eccelleva a scuola, e non aveva particolare interesse nello sport.
Tutto cambiò durante la Seconda guerra mondiale, alla quale Kennedy prese parte con il fratello Patrick che venne ucciso. A quel punto su John ricadde il peso della famiglia. Entrò in politica, nel Partito democratico, venne eletto e si distinse per il sostegno a politiche a favore dei meno abbienti.
Nella sua carriera fu decisivo l’incontro con Jacqueline Bouvier, che poi sposò. La coppia divenne un modello per le famiglie americane. Le politiche progressiste fecero di Jfk un’icona, contò il suo fascino, il suo saper essere empatico e rassicurante (si presentò molte volte vestito con una semplice polo), e la moglie Jacqueline, una donna forte e colta. Così alle elezioni del 1960 vinse, diventando il 35º Presidente degli Usa, il più giovane della storia e il primo di religione cattolica.
L’impegno a superare un’America divisa tra bianchi e neri (ancora imperversava il Ku Klux Klan), tra ricchi e poveri, tra chi viveva il sogno americano e chi ne era escluso gli attirò molta ostilità, come la sua politica estera, che però consentì di sventare un terzo conflitto mondiale e migliorò i rapporti con l’Unione sovietica.
Kennedy fu assassinato il 22 novembre 1963 a Dallas in circostanze mai del tutto chiarite. Anche suo fratello Robert, che cercò di portare avanti le politiche di Jfk, candidandosi a presidente nel 1968, venne ucciso.
La maledizione dei Kennedy, non oscura la vicenda di John Fitzgerald che resta ancora oggi un Presidente ricordato e amato, una figura che ispira anche gli artisti. Come Bob Dylan che a Jfk ha dedicato una delle sue ultime canzoni: “Murder Most Foul”. Dura ben 17 minuti, ma vale la pena di ascoltarla.